mercoledì 23 marzo 2011

L'origine della Pioggia



L'origine della Pioggia


Alla corte di Cuzco si dava grande spazio ai filosofi, i quali erano chiamati Amautas. Questi erano i depositari della saggezza e delle conoscenze tratte dagli antichi miti e dalle antiche concezioni religiose. Erano anche coloro che avevano il compito di trasmettere la storia alle popolazioni delle terre confinanti con l’impero Inca.

C’erano anche, come a Roma e in Grecia, dei cantastorie che componevano strie in versi per essere rappresentate dinanzi ai re o semplicemente per essere raccontate e applaudite dal popolo. Questi poeti erano chiamati Harabecus, parola che significa propriamente inventare e, come gli Amautas, non possedendo l’arte di scrivere per rendere incancellabili le storie, le trasmettevano ai posteri come tradizione orale e si aiutavano con l’ingegnoso mezzo dei nodi colorati in diverso modo. I cordoni e la difficile interpretazione dei nodi erano affidati a persone chiamate Quipucamayus (contatori di nodi) i quali svolgevano anche l’incarico di segretari e di esattori delle imposte o tributi. Da questi archivi è tratta la seguente leggenda a proposito dell’origine della pioggia.

Pachacamac e Viracocha, divinità superiori, posero nell’alto dei cieli Nusta, fanciulla regale, e le diedero un’anfora piena di acqua per versarla sulla terra ogni volta che ce ne fosse bisogno. Quando la pioggia che cade dal cielo arriva dolcemente, senza tuoni né lampi, Nusta sta versando dall’anfora senza che nessuno la disturbi. Ma quando la tormente si manifesta con frastuono e il temporale si scatena in mezzo a lampi e fulmini allora la povera fanciulla è maltrattata da suo fratello, un ragazzo irrequieto e robusto che si diverte a far piangere la gentile sorella.

Grandine, neve e pioggia sono create dalla fanciulla, perché la soavità e la morbidezza sono proprie di creature come la donna.

Frastuono, fulmini e tempeste violente sono opera del fratello, perché le asprezze e le indelicatezze sono caratteristiche dell’uomo.

Questa leggenda fu anche composta in versi quichuas dagli Harabecus e trascritta nei nodi dei Quipucamayus.

Noi la presentiamo nella versione italiana:


Bellissima fanciulla

quel tuo fratello

sta rompendo

la tua anfora

perciò a volte

i tuoni brontolano, cadono i fulmini.

Tu, regale creatura

devi inviare al piano

le tranquille acque,

grandine e neve.

Il Creatore del mondo

l’amato Viracocha

per quel compito

ti mise nell’alto dei cieli.

E una bellissima anfora

e un’anima ti ha dato.


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