Il Ponte del Diavolo
Il torrente trascinava una quantità d’acqua sempre maggiore e pretendere di attraversarlo a nuovo voleva dire gettarsi nelle braccia della morte. Aspettare che le acque scendessero sarebbe stato sottomettersi volontariamente a un supplizio. Hualpa fece alcuni passi lungo il margine del torrente nella più profonda disperazione, senza sapere quale decisione prendere. All’improvviso alzò i pugni verso il cielo e urlando imprecazioni invocò lo spirito del male. Chiamò colui che governava le tempeste, parlò a Supay, colui che tuona nelle caverne. Supay non era lontano e subito si presentò davanti al giovane, con le braccia fra le rosse pieghe del suo mantello di fuoco.
Hualpa gli espose le sue preoccupazioni e gli chiese, visto che era il potente che in quel momento sconvolgeva il cielo e la terra, di trasportarlo sull’altra riva del torrente, perché doveva presentarsi in casa della sua innamorata.
“Sciocco!” disse Supay, “se io ti toccassi con le mie mani di fuoco arriverebbe l’ultimo momento della tua vita… Ma in cambio della tua anima ti costruirò un ponte con le rocce di queste montagne prima che sorga il giorno, affinché tu possa arrivare con i tuoi piedi là dove sta la tua amata e vincere così domani mattina il rivale che si sta preparando per possederla”.
Appena si furono messi d’accordo, Hualpa sedette su una roccia vicina e lo spirito delle caverne, fra spaventosi rumori, diede inizio all’opera, trasportando e collocando le grandi pietre una sull’altra, così come sono oggi. Quando apparvere le prime luci del giorno, che annunciavano l’apparizione del dio Sole che tutto anima e vivifica, Supay aveva quasi finito, ma gli mancava una pietra grandissima che doveva completare la parte superiore del ponte.
Hualpa, impaziente di arrivare a Yocalla, non attesi di vedere l’opera finita e passò con un salto, senza fermarsi, fin dove lo aspettava la sua amata. Supay non poté fermarlo, poiché essendo uno spirito di ombre, dovette scappare dal Sole, in direzione opposta, per sfuggire al padre della luce, che sorgeva mostrando il cerchio splendente fra le vette delle montagne. Hualpa arrivò in tempo e ricco, provando che la fiducia in se stessi fa, in questa vita, meraviglie.
Una volta fra i suoi, poté vantarsi di aver fatto costruire un ponte a Supay nel mezzo della notte. Il Curaca gli consegnò la bellissima Chasca Naui, e il loro sposalizio si festeggiò con un grandioso ballo e un corteo fino al magnifico ponte di cui tutti hanno continuato a servirsi per attraversare il fiume. E nessuno si è mai azzardato, fin ad oggi, a mettere nel grande arco la pietra mancante, perché questo significherebbe completare l’opera di Supay e renderlo così creditore dell’anima di Hualpa, danneggiando il fortunato innamorato, che fece in vita la buona azione di far costruire un ponte tanto indispensabile.
Alcuni dicono che, quando Hualpa morì, Supay voleva appropriarsi della sua anima e portarla con sé nelle caverne, ma poiché la costruzione del ponte non era stata conclusa, il Dio giustiziere protesse l’indio dallo spirito del male e Supay dovette rassegnarsi a perderlo; e l’anima di Hualpa rimase fra gli spiriti buoni e invisibili che si muovo intorno a noi facendo del bene.
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