venerdì 25 marzo 2011

Il Ponte del Diavolo (1° Parte)


Il Ponte del Diavolo
Vicino a Yocalla, piccolo villaggio della provincia di Potosì, c’è un torrente dove di solito il passante si ferma, meravigliato, a contemplare un grande arco di pietra dura che fa da ponte e che nonostante la sua antichità sembra, per il suo colore bianco che il tempo non è riuscito a scurire, di recente erezione.

Gli abitanti dei paesi vicini ignorano la storia di quella costruzione curiosa ma gli indigeni, dopo qualche insistenza, la raccontano in questo modo.

Un tempo molto lontano, Hualpa (‘Gallo’), giovane tanto bizzarro quanto innamorato e intraprendente, si conquistò astutamente la volontà e l’amore di Chasca Naui (‘Occhi di Luce’), unica figlia del Curaca. I due giovani si trovarono subito d’accordo: appena calava la notte la giovane abbandonava la capanna del padre e si dirigeva verso le rocce che si trovano nelle vicinanze del ponte, dove il giovane l’aspettava al sicuro, suonando semplici e dolcissime melodie armoniose con il flauto di canna.

Una notte il Curaca, avvertito di quello che stava succedendo, sorprese gli amanti in flagrante idillio e indignato con il giovane pretendente gli rinfacciò la sua umile condizione, la sua povertà e la sua faccia tosta di pretendere addirittura la figlia di un Curaca.

Hualpa non si lasciò umiliare dalle energiche parole del vecchio che, comportandosi così severamente, capì subito di non aver agito bene perché sua figlia era follemente innamorata del giovane pretendente e del suo armonioso flauto.

Si sa che l’amore per i figli converte i feroci leoni in mansuete pecorelle, così l’arrogante Curaca andò di persona, pochi giorni dopo, in cerca di Hualpa e si accordò con lui amichevolmente e gli concesse un anno di tempo per arrivare a essere Curaca e conquistare la ricchezza.

Il giovane, con l’inesperienza dell’età e della vita e fidandosi della sua fidanzata, accettò di allontanarsi da Yocalla, credendo che fosse possibile arricchirsi e istruirsi in breve tempo. Nessuno ebbe più notizie di Hualpa durante l’anno e l’astuto vecchio realizzò così lo scopo di allontanare i pericoli provocati dalla vicinanza dell’innamorato.

Il Curaca pensò che l’assenza fa dimenticare, e progettò di far sposare Chasca Naui con il figlio di un Curaca di un paese vicino, il quale era stato educato ed era vissuto per molto tempo alla Corte dell’Inca, e questo gli dava grande importanza tra gli indios che non avevano la fortuna di conoscere il figlio del Sole e di familiarizzare con le abitudini aristocratiche degli abitanti della città reale.

L’amore di Chasca Naui era più forte di quello che il padre credeva. Benché tutto fosse pronto per il matrimonio con il figlio dell’altro Curaca, lei aspettava silenziosa che Hualpa si presentasse al momento stabilito.

Mancava soltanto un giorno alla scadenza fissata dal vecchio e Hualpa ancora non si vedeva, né si avevano sue notizie. Tutto era già pronto nel villaggio per la sontuosa festa dello sposalizio, che avrebbe avuto luogo il giorno dopo. Dalla casa dei due Curacas arrivarono ospiti e si scambiarono i doni più preziosi per festeggiare la tanto desiderata alleanza. Chasca Naui ascoltava, taceva e accettava con pazienza tutto ciò che succedeva intorno a lei, ma nel profondo della sua anima fluttuava dolce la speranza che quei preparativi sarebbero serviti per festeggiare il suo legame con colui che era assente.

Giunse finalmente la notte, dopo un giorno nuvoloso, e si scatenò una spaventosa tempesta accompagnata da grandine, che scendendo per le falde della montagna inondò le valli e i campi. La corrente trascinava lungo il letto del torrente grandi blocchi di pietra che sembravano galleggiare sulle acque come legni leggeri. Il rumore spaventoso in mezzo all’oscurità si confondeva con il fragore della tempesta che mandava bagliori tanto luminosi come se volesse squarciare la volta del cielo.

Continua...


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